Divulgati i risultati della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) sul centro oli della Val d’Agri dell’ENI a Viggiano (PZ). I risultati certificano una vera discriminazione ambientale e sanitaria per gli abitanti dei comuni più coinvolti. Peggioramento della qualità di vita, aumentato rischio sanitario, aumentato rischio di mortalità e sfiducia delle Comunità esposte nei confronti delle Istituzioni sono motivazioni valide e sufficienti per un urgente cambio di rotta.
Dopo un iter di anni e difficoltà non sempre inevitabili e grazie all’incrollabile tenacia di Giambattista Mele, attuale Presidente ISDE Basilicata, sono stati presentati e pubblicati i risultati della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) sul Centro Oli della Val d’Agri (COVA) dell’ENI a Viggiano, in provincia di Potenza, nella terra delle trivelle, la Basilicata.
Lo studio dimostra un peggioramento della qualità di vita quotidiana dei residenti a causa di molestie olfattive, di malesseri e della preoccupazione legata a un’elevata percezione soggettiva del rischio sanitario imputabili all’attività del COVA ma, soprattutto, dimostra un’importante compromissione dello stato di salute della popolazione di Viggiano e Grumento Nova (i due Comuni che hanno commissionato lo studio), con un aumento dei ricoveri per malattie respiratorie e cardiovascolari e con un aumento del rischio di morte. La VIS, coordinata dal dott. Fabrizio Bianchi del CNR, ha visto importanti contributi tecnico-scientifici multidisciplinari da parte di Enti e Istituzioni -tra cui quello del gruppo dell’Università di Bari, guidato dal prof. Gianluigi de Gennaro, coinvolgendo, come di prassi, tutti gli stakeholders interessati.
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Lo studio dimostra che i disagi e i danni alla salute della popolazione dipendono dalle emissioni del COVA, che interessano un’area molto più vasta di quella dei due comuni esaminati. Informazione non secondaria, inoltre, è la scarsa fiducia dei residenti verso i media e le autorità, evidentemente perché c’è la consapevolezza che la
discriminazione ambientale e sanitaria certificate dalla VIS sono rimaste inesplorate o, peggio, nel silenzio, per anni, con conseguente ingiustificato protrarsi del rischio e del danno sanitario. C’è anche da sottolineare la inadeguatezza dei limiti di legge esistenti riguardanti i livelli di emissione delle sostanze nocive, che non sono riusciti a tutelare la gente, a riconoscere e ad evitare un’evidente situazione di pericolo e che, in alcuni casi, sono completamente “ciechi” per alcuni pericolosi inquinanti ancora non normati (per esempio alcuni composti organici volatili). Non è poi forse inutile ribadire come la VIS sia non soltanto uno strumento di analisi sanitaria dello stato di salute delle popolazioni, ma anche un potente strumento di programmazione per il decisore politico. Pertanto, prima ancora di mettere in cantiere ulteriori approfondimenti ambientali e sanitari in altre comunità della val d’Agri, comunque indispensabili per avere finalmente piena consapevolezza del danno subito ed un minimo livello accettabile di trasparenza, bisognerebbe pensare con urgenza a come uscire da un’evidente e intollerabile situazione di rischio che dura da troppo tempo per un Paese civile, restituendo a quelle comunità salute, equità e fiducia nella istituzioni.