Sono più di metà gli italiani che non si separano dal vecchio telefono in disuso: CertiDeal, lo specialista dei device ricondizionati, svela l’importanza del decluttering per contenere l’e-waste
Il mondo della tecnologia evolve in modo rapido e costante e ogni anno sono centinaia i nuovi modelli di smartphone che vengono prodotti e lanciati sul mercato. Questo trend ha portato ad una situazione in cui i tech-addict, ma non solo, sono costantemente alla ricerca del telefono di ultima generazione: una vera e propria caccia all’ultimo smartphone. E se da una parte è vero che i dispositivi non sono destinati a durare più di un certo periodo per via dell’obsolescenza programmata, dall’altra ci si è messa anche la “moda” a spingere i consumatori verso un acquisto sempre più irresponsabile e di impulso.
Un trend confermato anche dai dati CertiDeal, sito specializzato in dispositivi tech ricondizionati, in uno studio sugli usi e costumi legati alla tecnologia realizzato lo scorso anno. Infatti, ben il 50.8% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato dai 5 ai 10 telefoni nell’arco della propria vita e il 28.7% del campione dispone anche di un secondo device.
Un dubbio sorge spontaneo – ma con tutti questi nuovi dispositivi in tasca, che fine fanno quelli vecchi? A questa domanda, il 58% degli intervistati ha dichiarato di… avere una vera propria miniera d’oro nel cassetto! Ebbene sì, invece di buttare e riciclare, gli italiani si profilano come grandi accumulatori che, vuoi “per ricordo” o con classica scusa “lo tengo di scorta”, non riescono a liberarsi dei precedenti smartphone. Dal report, infatti, emerge che solo il 15% degli intervistati ha regalato il “vecchio” ad amici e parenti e ancora meno quelli che lo hanno venduto (9%).
Non sorprende allora che nel solo 2022 sia stato stimato un accumulo di cellulari in disuso nell’ordine di più di cinque miliardi dei 16 miliardi totali – impilati l’uno sull’altro, questi telefoni dismessi si innalzerebbero per 50.000 chilometri, più di cento volte più in alto della Stazione spaziale internazionale.
Ecco che il concetto di “tech decluttering” assume sempre maggiore rilevanza e necessità.
Ma qual è il significato di decluttering? La traduzione letterale del termine “decluttering” è mettere in ordine, fare pulizia. Questa però non è esaustiva, in quanto il decluttering rappresenta molto più di questo: una scelta importante, un ritorno all’essenzialità e all’eliminazione di tutto ciò che è superfluo, una decisione che non consente solo di ottenere ordine in casa, ma di fare del bene alla propria mente e all’ambiente.
Ecco, dunque, qualche consiglio per adottare uno stile di vita (anche verso la tecnologia) più sostenibile all’insegna di un decluttering anti-waste:
1. Aprire il cassetto!
Cominciare a valutare il numero di dispositivi in nostro possesso è un buon punto di partenza. I device “dimenticati” possono diventare fonte di inquinamento ambientale e di spreco di risorse preziose come i metalli rari. Per prima cosa è importante chiedersi: quanti device servono e vengono utilizzati realmente? Quanti altri stanno prendendo polvere?
Valutando, quindi, il numero di smartphone e dispositivi in nostro possesso è possibile compiere il primo passo. Per procedere allo step 2 è importante dividere i funzionanti dai non.
2. Valutare cosa “funziona”
Tra i dispositivi in nostro possesso che però non utilizziamo, ce ne saranno sicuramente alcuni che funzionano e altri che ahimè ci hanno abbandonato. Se alcuni funzionano, perchè non pensare di riciclarli? Potrebbero servire a qualcuno altro in famiglia? Posso essere smembrati e proposti ad un rivenditore?
Ci sono tante valutazioni che si possono fare per non abbandonare un dispositivo al suo destino!
3 . Dispositivi morti – guida al riciclo
Tra le tante cose sciagurate che, spesso in modo inconsapevole, facciamo c’è la brutta abitudine di liberarci dei vecchi smartphone, nel modo peggiore: gettandoli semplicemente nel sacco dell’immondizia. Infatti, nonostante il 96% degli intervistati abbia dichiarato di essere a conoscenza della pericolosità nello smaltimento del proprio cellulare e della necessità di trattarlo come un rifiuto speciale, solo l’1% ha dichiarato di averlo “eliminato” gettandolo negli appositi contenitori. Per evitare veri e propri disastri ambientali, è necessario portare i dispositivi in un centro di raccolta RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) o in un’isola ecologica comunale attrezzata per lo smaltimento dei RAEE. In alternativa (per i più pigri), possono addirittura essere consegnati in un negozio di elettronica, che sono obbligati a ritirare i vecchi apparecchi.
4. Occhio ai nuovi acquisti
Che la durata del ciclo di vita di un prodotto sia programmata, non è più un segreto, infatti, questi device sono destinati a durare per circa 5-7 anni. Per sfidare questa tecnica industriale è però possibile sfruttare alternative green per limitare l’inquinamento tecnologico e ridare nuova vita ai dispositivi. Un’opportunità è rappresentata dal mercato dei Ricondizionati, che ad oggi non è più una scelta di nicchia, ma rappresenta una vera garanzia di performance e qualità pari al nuovo ad un prezzo più vantaggioso. Un approccio green con un’ottica in economia circolare dell’hi-tech.
Oggi, quindi, è possibile agire concretamente per salvaguardare il pianeta partendo proprio dal cassetto di casa.