Un’app contro il bracconaggio e il traffico di animali selvatici: SMART.  Questo il nome dato alla piattaforma informativa studiata dalla Wildlife Conservation Society (Wcs), dell’Università di York e della Wildlife Authority dell’Uganda ha raggiunto risultati inaspettati.

Rinoceronte-intero

Come funziona – Il sistema SMART (Spatial Monitoring and Reporting Tool) raccogliendo e analizzando dati sui pattugliamenti dei ranger, ha aumentato del 250% l’individuazione di casi di attività illegali. La ricerca si è basata su un campione significativo: l’app gratuita infatti è stata scaricata in 120 aree protette di 43 Paesi. Grazie ai dati raccolti il team di scienziati ha sviluppato un metodo per migliorare la distribuzione delle pattuglie di controllo, focalizzando l’azione dei ranger in alcune zone specifiche. A fare da testa di ariete per la ricerca è stata l’area protetta di Queen Elizabeth in Uganda. Qui il sistema di Spatial Monitoring and Reporting Tool ha fatto sì che si triplicassero le denunce ai danni dei bracconieri grazie appunto alla ridistrubuzione di risorse sul territorio.

Il bracconaggio in numeri –  Secondo i dati raccolti dall’Interpol lo scorso anno, sarebbero almeno 13 gli ambiti criminali diffusi e pericolosi legati al bracconaggio:  dalle attività terroristiche al traffico di esseri umani, dal traffico di armi all’immigrazione illegale e poi frodi, corruzione, estorsione, traffico di droghe. La geografia di questi crimini tocca praticamente tutti i continenti: dall’Amazzonia alla Russia passando per Kenya, Mozambico, Tanzania, bacino del Congo, dalla Cambogia all’Indonesia. Il giro di affari illegale è spaventoso. Secondo l’Interpol il traffico illegale si aggira intorno ai 23 miliardi di dollari l’anno. Un traffico composto da corni di rinoceronti, pelli di tigri ed altre specie protette. Sul mercato nero il prezzo al chilo dell’avorio è di 3.000 dollari al chilo, più dell’oro, mentre il valore del corno di rinoceronte si aggira intorno ai 120.000 dollari al chilo. Un mercato che fa comodo a tutti, anche ai gruppi militari che finanziano con questi traffici di natura come accade nella Repubblica Democratica del Congo. La salvaguardia di questi ambienti è tutt’altro che semplice: in 10 anni sono stati uccisi dai bracconieri 1000 ranger.