Wind Day a Taranto. Per giorni la popolazione di Taranto è stata allertata per le “giornate del vento”, in modo da tutelarsi dall’inquinamento chiudendo finestre e balconi in determinati orari e barricandosi in casa evitando attività all’aperto.
I wind day sono stati istituiti quattro anni fa con delibera della giunta regionale n. 174 del 17/7/2012 perché con particolari condizioni meteorologiche, come, appunto, venti intensi con direzione di provenienza compresa tra i settori Ovest e Nord e assenza di precipitazioni, aumenta la dispersione nell’aria di benzopirene, pm10 a altre sostanze tossiche. Il quartiere più colpito è Tamburi, ma sono interessati anche tutti i quartieri in prossimità dell’area industriale. Stavolta a preoccupare ancora di più la popolazione e le associazioni che da anni si battono per la salubrità dell’area della città di Taranto e per la chiusura definitiva dell’ILVA e la bonifica, è l’incendio scoppiato qualche giorno fa all’interno dell’Acciaieria 1, segnalato da Peacelink e confermato da Arpa, in seguito alla ricezione foto di colonne di fumo nero alzarsi in corrispondenza dell’ILVA e di nubi marroni avvolgere la città la mattina seguente. A bruciare sono state 5 big bag, sacchi industriali di grosse dimensioni di contenimento delle polveri con diossina dei filtri MEEP. I big bag raccolgono quantitativi sempre maggiori e sempre più concentrati di sostanze tossiche derivanti proprio dai sistemi di filtraggio dell’ILVA. E quanto più i sistemi di filtraggio diventano efficienti tanto più le polveri trattenute nei big bag risultano abbondanti e cariche di veleni di ogni tipo. Da qui deriva il fatto che incidenti come quello segnalato da PeaceLink e confermato da Arpa, risultano particolarmente pericolosi in quanto reimmettono nell’ambiente, in forma ancora più pericolosa poiché non convogliata, quelle sostanze captate dai filtri. Appare evidente come alle emissioni dell’ILVA durante il processo produttivo si associ un nuovo pericolo ambientale: quello della non corretta gestione dei rifiuti derivanti dal filtraggio delle emissioni.
Il giorno seguente l’incendio, in Commissione Ambiente l’Arpa ha riferito di ben 36 laceramenti dei sacchi big bags di contenimento delle polveri tossiche. Non si può escludere che questa movimentazione abbia potuto interessare alcune zone del quartiere Tamburi, determinando picchi di diossina elevatissimi. La concomitanza dell’incendio e delle lacerazioni delle big bag con le giornate di allerta del wind day desta non poca preoccupazione in riferimento ai livelli di tossicità raggiunti. A conferma dell’evidente gravità della situazione, si è svolto in Prefettura a Taranto un incontro con gli europarlamentari della Commissione Ambiente e con le associazioni Legambiente, WWF, PeaceLink, Legamjonici, Taranto LIDER, Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. Gli interventi delle varie associazioni hanno fortemente impressionato gli europarlamentari presenti, offrendo una visione approfondita, efficace e molto documentata della situazione ambientale e sanitaria a Taranto generata dall’inquinamento industriale. La pediatra Annamaria Moschetti, referente scientifico del Wwf, ha esposto dati estremamente preoccupanti sui rischi correlati all’esposizione alle emissioni Ilva, suscitando un interesse e un’attenzione unanime. Di particolare impatto è stato l’intervento di un operaio ILVA che ha dichiarato di essere favorevole alla chiusura della fabbrica e ha chiesto la riconversione dei lavoratori in attività di pubblica utilità, come a Genova, e di bonifica del territorio contaminato:“Parlo da operaio non da tecnico. Con la consapevolezza che quando morirò troveranno l’amianto nel mio sangue. Per noi non è giusto morire in nome del PIL nazionale e a causa di una fabbrica che non è più competitiva, che non assume e inquina solamente. Per questo ci siamo ribellati al nostro datore di lavoro quattro anni fa e tuttora continuiamo a fare non solo denunce video ma anche informazione tra gli operai. Abbiamo messo in campo delle proposte concrete per i lavoratori. Quegli stessi che non vengono mai citati nei decreti Salva-Ilva che si sono succeduti in questi anni. Siamo lavoratori eccellenti e per questo possiamo essere reimpiegati nelle bonifiche.”
Intanto, i tarantini aspettano ancora che cambi il vento.