Sulla questione dello scioglimento del Corpo Forestale, oltre a sindacati e associazioni di categoria, si è levata anche una voce dal Parlamento.
I deputati del Movimento Cinque Stelle Massimiliano Bernini e Patrizia Terzoni, nel corso della seduta della Camera dei Deputati del 4 febbraio, hanno infatti depositato un’interrogazione a risposta scritta sul Corpo Forestale dello Stato chiedendo di sapere, dal Ministro dell’Economia, se sia stato valutato sotto il profilo economico, giuridico e della finanza pubblica l’assorbimento del Corpo.
Secondo le maggiori associazioni ambientaliste, «Eliminare il Corpo Forestale significa depotenziare la tutela dell’ambiente, quando in realtà, sarebbe necessario potenziarla sempre più».
Anche secondo Slow Food la scelta è poco lungimirante e soprattutto economicamente poco interessante: «Non capisco l’utilità di questo accorpamento» afferma Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. «Non credo possa essere funzionale a un risparmio economico. E anche se fosse, un risparmio a spese dell’ambiente non sarebbe effettivo, perché poi spenderemmo di più a spegnere incendi o procedere a bonifiche».
«Traffico di rifiuti, abusi edilizi, incendi boschivi: il governo rischia di spianare la strada agli ecoreati» spiegano Greenpeace, WWF e Legambiente.
«Alla fine, tutte le nostre peggiori preoccupazioni in merito all’assorbimento del CFS nell’Arma dei Carabinieri, vengono confermate» si legge nell’appello del M5S.
«Sin dal principio abbiamo denunciato la cocciuta ostinazione con cui questo governo ha intrapreso il cammino della riforma della Pubblica Amministrazione, senza alcun confronto.
È da prima dell’approvazione della legge 124/2015 recante “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, che solleviamo insieme a tutti i lavoratori del “corpo”, i rischi legati a una militarizzazione di una forza di polizia ad ordinamento civile come il CFS, che non ha precedenti nell’ambito della storia recente del nostro paese e dell’intera UE.
In questo modo verranno lesi i diritti sindacali costituzionalmente sanciti, gli scatti di carriera, e verranno disperse le professionalità e le competenze acquisite in tutti questi anni.
E tutto questo in un momento in cui non è possibile abbassare la guardia visto che, secondo il 3° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia (2015), pubblicato lo scorso 19 febbraio 2016 (Eurispes, in collaborazione con Coldiretti), “in controtendenza alla fase di recessione dell’economia italiana vola il business dell’agromafia”.
Per queste ragioni, notizie come quelle battute in queste ore secondo le quali il Comando generale dei Carabinieri ha “scartato” quasi quattromila agenti del CFS per varie ragioni quali, l’idoneità fisica, l’età, i profili di carriera, lo stato di servizio, oltre a una serie di altri parametri e valutazioni, qualora confermate, avvalorerebbero tutti i nostri peggiori auspici.
Alla luce di queste notizie, dei 7034 agenti e tecnici che dovevano transitare nei Carabinieri, ne potrebbero “arrivare” meno di tremila, col rischio di annichilire l’unica forza di polizia in grado di prevenire e contrastare i reati ambientali ed agroalimentari».
I Deputati pentastellati rassicurano sulla perseveranza della loro attività ispettiva depositando interrogazioni anche al Parlamento Europeo, come quella relativa alla denuncia della militarizzazione coatta del personale civile (armato e non), e quella al Consiglio dei Ministri per evidenziare il rischio di una sanzione europea a seguito della violazione della Direttiva Habitat che cita testualmente il CFS quale organo di vigilanza.
«Inoltre – conclude Patrizia Terzoni – stiamo seguendo da vicino la vicenda della “donazione” alla Repubblica Macedone delle divise del Corpo Forestale dello Stato: lo “spolpamento” del CFS è già in atto e noi cercheremo di fermarlo in tutti i modi»!