“Da ciò che si ottiene grazie alla produzione di carne non si butta via nulla”. Potrebbe essere questo il claim del primo accordo nazionale per la produzione e l’utilizzo di biometano per autotrazione prodotto da scarti agroalimentari della filiera delle carni.
Gli attori sono Eni (energia) Inalca (carni) e Havi Logistics (logistica), che in questo progetto fanno confluire le proprie competenze, concretizzando un modello di economia circolare che parte dai rifiuti per arrivare a carburante da fonti rinnovabili con cui alimentare le nuove flotte di automezzi impiegate nel trasporto carni.
Come? Grazie all’impianto di trattamento in cui confluiscono gli scarti agroalimentari prodotti da Inalca durante il ciclo di produzione. Sfruttando il processo di “digestione anaerobica” (degradazione della sostanza organica da parte di microrganismi) viene ricavato biogas che, una volta raffinato, da vita al biometano, un combustibile rinnovabile.
«I digestori anaerobici, in cui vengono trasformati i residui agroalimentari, sono un modo per chiudere il cerchio, per passare da rifiuto a risorsa. Convertire il biogas in biometano è una soluzione per sostituire i tradizionali e inquinanti carburanti», sottolinea Frank Mitloehner, professore e specialista della qualità dell’aria, presso il dipartimento di Scienze animali dell’Università della California. «I gas naturali rinnovabili sono combustibili a emissioni negative di carbonio. Catturare il gas metano che si sprigiona e riutilizzarlo – ad esempio come sostituto del diesel – significa ridurre la quantità di gas a effetto serra nell’atmosfera. In questo modo il processo contribuisce sia a limitare l’impronta di carbonio sia a compensare le emissioni complessive di carbonio della società, per lo meno quelle derivanti dai trasporti».
La filiera energetica integrata
L’accordo tra Inalca, Eni e Havi Logistics contribuisce ad alimentare il cambiamento nel settore della mobilità sostenibile, mettendo insieme competenze e necessità, per raggiungere l’obiettivo comune di riduzione degli sprechi industriali, a tutela dell’ambiente e della salute.
Inalca attualmente auto-produce il 100% dell’energia necessaria al proprio fabbisogno, di cui il 42% da fonte rinnovabile. Grazie al supporto tecnologico di Eni per la gestione del processo di conversione energetica degli impianti e all’impegno di Havi Logistics per l’utilizzo del biometano negli automezzi che trasportano carni, si realizzerà una filiera energetica integrata, in grado di valorizzare scarti e rifiuti di lavorazione, riutilizzandoli nello stesso sistema che li ha prodotti.
La quantità di scarti generata all’interno della filiera produttiva della carne è già ai minimi termini, infatti, tutto ciò che non può essere recuperato nel settore alimentare viene destinato ad altri comparti come il pet food, il farmaceutico, l’agricolo , la pelletteria, il lattiero-caseario e molti altri, così da recuperare una percentuale più alta possibile di prodotti.
«Il progetto che partirà è un esempio perfetto di economia circolare, di cui il nostro Paese può essere leader a livello globale: biomasse da una produzione agroalimentare con zero scarti, la trasformazione in biometano con la migliore tecnologia esistente e il suo utilizzo nelle stesse flotte di camion impiegate nella distribuzione del food» commenta Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Inalca: «Nel campo del trasporto civile e della trazione agricola, il biometano, soprattutto nella forma liquefatta (GNL), costituisce attualmente l’opzione più concreta per migliorare la sostenibilità ambientale nelle tratte di trasporto a medio e lungo raggio».