In giorni settimanali prefissati, secondo modalità che cambiano da città in città, gli addetti comunali vengono a ritirare i rifiuti che sono stati accuratamente suddivisi dai cittadini mediante il processo della raccolta differenziata.
Il Comune, nel compiere questa operazione di ritiro, deve sottostare ad alcune linee guida, anche se può decidere in maniera autonoma il colore dei bidoni e le modalità di raccolta. Il servizio di ritiro e smaltimento in questo caso viene finanziato da un sistema di tassazione locale chiamato TARI, che varia a seconda delle dimensioni dell’abitazione in cui si vive e della quantità di rifiuti prodotta. Gestire gli scarti rappresenta una spesa consistente, che grava in maniera considerevole sul bilancio comunale, pertanto viene spesso affidata a un’azienda privata che stipula contratti con l’amministrazione.
Inoltre ci sono categorie di rifiuti che i Comuni non possono trattare, come si vedrà in seguito, che vengono smaltiti da apposite aziende specializzate.
Tipi di rifiuti
I Comuni si occupano di trattare i cosiddetti rifiuti urbani, definiti dal Dlgs 116/2020 come rifiuti domestici indifferenziati e da raccolta differenziata. Questo significa che l’amministrazione comunale si occupa del ritiro carta, del vetro, dei rifiuti urbani, del ritiro plastica, degli scarti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, e dei rifiuti ingombranti come i materassi e i mobili; oltre che di altre tipologie provenienti da forme diverse dal contesto domiciliare, come l’istruzione o gli alloggi, oppure riconducibili alle aree verdi pubbliche. Diversa la questione se sono coinvolti rifiuti speciali, prodotti da industrie o aziende, i quali vengono gestiti e smaltiti da imprese private, come GVM, che hanno un rapporto diretto con i loro clienti produttori di scarti. Sono rifiuti che possono derivare da lavorazione industriale, attività commerciali, trattamento delle acque e depurazione, attività sanitarie, veicoli a motore inutilizzati. All’interno di questa categoria c’è un sottogruppo denominato rifiuti pericolosi, che comprende gli scarti generati da attività produttive che adoperano sostanze inquinanti o tossiche. Tuttavia, alcuni rifiuti speciali possono essere assimilabili a quelli urbani, purché le loro caratteristiche e la loro composizione merceologica possa consentirne il recupero o lo smaltimento in impianti prettamente pensanti per il trattamento dei rifiuti urbani, e non comporti danni per la salute dell’uomo o per l’ambiente.
La presa in carico di questi rifiuti speciali assimilati agli urbani spetta al Comune, che deciderà o meno di far gravare sul servizio pubblico la loro raccolta e gestione.
Nuove normative ritiro rifiuti
Dal 1° gennaio 2021 è entrata in vigore una nuova normativa, che ha introdotto regole innovative in materia di rifiuti, le quali coinvolgono direttamente i soggetti pubblici e privati. Le aziende possono operare la scelta di vedersi ritirare i rifiuti urbani da impianti di recupero privati, al posto che dal sistema pubblico, previa comunicazione della scelta al Gestore del Servizio e all’Ente di Bacino. Questo passaggio dovrà essere effettuato per tutti i rifiuti oggetto di raccolta del sistema pubblico. Se si entra in un sistema privato, bisognerà rimanerci per almeno cinque anni, al termine dei quali sarà possibile fare nuovamente richiesta per l’inserimento nel pubblico, sempre che venga consentito da quest’ultimo. Cosa comporta questo passaggio? Una riduzione del pagamento relativo alla componente tariffaria variabile sui rifiuti, anche se la voce fissa dovrà sempre essere comunque versata al servizio pubblico.
Rimane invariata la questione relativa ai rifiuti speciali, il cui ritiro deve essere svolto da recuperatori o smaltitori privati, al limite convenzionati con il sistema pubblico.
Processi di smaltimento
Parlando dei processi di smaltimento, duole sottolineare come ancora oggi molti dei rifiuti finiscano nelle discariche, perché rappresentano una soluzione economica, ma non più possibile da sostenere nella società odierna. Un’alternativa è data dagli inceneritori che, grazie alla bruciatura dei rifiuti, generano calore che viene riutilizzato per scopi di riscaldamento, anche se i costi sono notevoli quanto lo spreco di energia. Il riciclaggio rimane il sistema prediletto, con il quale è possibile dare nuova vita ai rifiuti, ponendosi come un’alternativa vantaggiosa dal punto di vista ecologico, purché la raccolta differenziata venga compiuta a dovere. Particolare menzione deve essere fatta in merito alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti speciali: l’azienda che ha in carico questi processi deve tenere un registro di carico e scarico in cui annotare tutte le informazioni sui rifiuti, da rendere disponibile in qualsiasi momento alle autorità di controllo.
Lo stoccaggio dei rifiuti speciali, soprattutto quelli pericolosi, prevede, secondo quanto espresso dalla normativa, la scelta di aree dedicate dove depositarli temporaneamente, le quali dovranno essere attentamente contrassegnate e delimitate per evitare che le sostanze si disperdano. I rifiuti dovranno inoltre essere etichettati per determinarne la provenienza e la tipologia, e trasportati in appositi colli.
Prima di procedere con il loro smaltimento, è opportuno compiere un’analisi dello scarto per definirne la pericolosità o la non pericolosità, così da comprendere quale sia il processo migliore da attuare. Dopodiché i rifiuti potranno essere inviati o negli appositi impianti di recupero/smaltimento ogni tre mesi, oppure inviati negli stessi entro un anno dalla loro produzione qualora la quantità sia inferiore a 30 metri cubi, dove verranno opportunamente trattati da imprese specializzate.