Rincari elettricità e gas: il rialzo dei prezzi frutto della dipendenza dal gas, le fonti rinnovabili agiscono da calmierante
Siamo alle solite: di fronte a un problema, si cerca di accusare i soldi spesi per una giusta causa (in questo caso il prezzo della CO2, in passato gli incentivi alle rinnovabili) per alzare una cortina fumogena. Questo impedisce di comprendere e ovviare alle dinamiche speculative internazionali sui prezzi e sull’approvvigionamento del gas.
Ma soprattutto mette in ombra l’indubbio ruolo calmierante che le rinnovabili stanno avendo per la bolletta elettrica, visto che ci consentono di limitare le importazioni di gas. Questo dovrebbe quindi indurci ad accelerare sulla transizione energetica e, nel settore elettrico, favorire il passaggio diretto alle rinnovabili, una volta chiuse le centrali a carbone, e spingere l’energia più conveniente in assoluto, quella non consumata con le misure di efficienza e risparmio energetico. Visto che oltretutto l’alto prezzo del gas le rende molto convenienti. E invece è proprio il ministro della Transizione Ecologica, da Genova, a farne un ennesimo motivo per evidenziare le difficoltà della transizione e non i vantaggi. Al contrario, è lo stesso vicepresidente della Commissione UE, Frans Timmermans, a dichiarare che solo un quinto dell’attuale aumento dei prezzi può essere attribuito alla crescita del prezzo della CO2 e che il resto dipende dalle carenze del mercato. “Se avessimo fatto il Green Deal 5 anni fa non saremmo in questa situazione perché saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale”, dice Timmermans.
Non risulta inoltre chiaro il peso sulla bolletta del gas di altre voci, per esempio il mancato o parziale utilizzo delle infrastrutture del gas. Inoltre, il prezzo della CO2 ha soprattutto messo fuori mercato il carbone, non agito direttamente sul prezzo internazionale del gas.
Viene il sospetto che si voglia creare il caso per giustificare una compensazione che rischia di essere un ulteriore sussidio ai combustibili fossili, oltre che una misura d’emergenza che non risolve i problemi strutturali.
WWF, Greenpeace e Legambiente invitano il ministro Cingolani a misurare le parole, a esporre i fatti in modo completo e non per battute e soprattutto a svolgere il compito cui è stato chiamato, cioè attuare la Transizione Ecologica. Questo stillicidio di dichiarazioni che nulla hanno a che fare con il PNRR e la transizione ecologica impedisce di affrontare la Transizione in modo sistemico, di prevedere i problemi e di affrontarli in modo da non costituire un ostacolo, ma invece accelerando il passaggio alle fonti rinnovabili e quindi limitando la dipendenza dalle fluttuazioni del prezzo dei carburanti, oltretutto dannosi per il clima