È arrivata la pioggia. La terra si ammorbidisce, le foglie vi si dissolvono trasferendo colori e calore e il seme sprofonda. Poi, la terra, si chiuderà e inizierà il tempo dell’incubazione. Era un atto terapeutico, l’incubazione, e avveniva in luoghi sacri in cui il malato si recava per essere accolto e avvolto da un sonno che lo avrebbe aperto alla visione interiore – il sogno – e ricevere messaggi di guarigione: nel sogno, dice Jung, “talvolta compiamo le nostre maggiori imprese”.
Al mondo invisibile e metamorfico, oscuro e arcano è dedicata la prima quindicina del mese di novembre e tutto è agito e celebrato da fine ottobre a San Martino (11 novembre). È un tempo di semi e di radici: seminare il grano è l’ultimo gesto dell’anno compiuto prima di ‘far San Martino’, quando in passato si chiudevano i contratti di lavoro e i braccianti, spesso, traslocavano. E verso le radici si ritira, adesso, la linfa dell’intera pianta: la vita si fa interiore.
“Le prime nebbie velano la durezza degli spigoli e sfumano i contorni delle cose… ”
Adriana Zarri, Quasi una preghiera
Tradizione e appartenenza
Le radici sono anche gli antenati, quella parte del nostro sostegno che dimora nell’invisibile e commemoriamo il 2 novembre. Ognissanti e il giorno dei morti divennero festività religiose che la Chiesa istituì nel Medioevo per ‘imporsi’ sulle celebrazioni del capodanno dei popoli celtici, Samhain, diffuso e celebrato in gran parte d’Europa, Italia del Nord compresa.
Perché il capodanno nel cuore dell’autunno? Alfredo Cattabiani, studioso di tradizioni legate al calendario, risponde così: “Un contadino lo capirebbe immediatamente, perché questa è l’epoca in cui, finita una stagione agraria, si inizia la nuova. Il grano è ‘sceso negli inferi’, nel cuore della terra e comincia il suo lento cammino verso la futura germinazione. La vita si rinnova anche se sottoterra: vita e morte si con-fondono nel ciclo cosmico”. Come dire che solo dalla morte del seme può iniziare una ‘nuova’ pianta.
Ma i contadini non teorizzano, semmai ritualizza(va)no: così, nel tempo sospeso tra fine e inizio, l’invisibile compenetra il visibile e… i morti si mescolano ai vivi.
Sopravvivono ancora tradizioni in alcune regioni italiane in cui per la ‘festa’ dei morti (sì, festa!) si accoglie il loro fugace ritorno alle proprie dimore lasciando – o consumando insieme – cibarie e bevande in una riunione che significa nutriente appartenenza: ecco il senso dei numerosi dolci tipici di questo periodo. Leggete il racconto di Andrea Camilleri sulle tradizioni in Sicilia e i doni portati ai bambini: quel dono amorevole consolida il legame con le proprie origini ed addolcisce l’idea stessa della morte.
Vivere il novembre
Anche se leggerete queste suggestioni dopo il 2, trovate comunque un luogo e un momento in cui creare un dialogo con gli invisibili e celebrarli, offrendo loro un pandolce e la luce dei crisantemi, i “fiori d’oro” (chrysos è ‘oro’ e antemon ‘fiore’): i petali si aprono come raggi di sole… tanto più che il crisantemo è giunto in Europa proprio dalle terre del Sol Levante!
E durante il mese portiamo a tavola radici, tuberi e semi, per collegarci alle energie centripete della Terra: patate, topinambur, rape, finocchi, daikon, zenzero e tutti i semi oleosi. Anche se non è una radice, credo che la zucca non debba mancare, che dite?
A novembre è d’obbligo un giro per frantoi (una delle tante iniziative è Frantoi aperti, in Umbria) ad acquistare l’olio nuovo e, da San Martino, dare il benvenuto al vino novello, la ‘gioiosa bevanda dei vivi’: quest’anno si parla di annata d’oro!
Recuperare un tempo lento
Prendiamoci particolare cura della nostra casa e ripromettiamoci di sostarvi più a lungo, come in un simbolico letargo. Regaliamo qualità al nostro tempo, sottraendolo al futile, in modo che diventi più propizio a ‘incubare’.
Un modo salutare e significativo, perché porta un concentrato di natura in casa, è diffondere degli oli essenziali nell’ambiente. Suggerisco il ginepro per purificare, riscaldare e proteggere, tanto a livello fisico che spirituale, ma soprattutto il resinoso, vagamente balsamico cipresso, che eleggo a pianta del mese per il suo appartenere a un tempo altro: antenna sempreverde tra Cielo e Terra, è spesso presente e custode di silenzi in luoghi pieni di significato. Come può esserlo la nostra casa. La sua fragranza ci aiuterà a portar maggior chiarezza alle intenzioni che stiamo… incubando.
Letargo, poi, è uguale a dormire: è importante che il sonno sia ristoratore, soprattutto ora. Se non lo fosse, un/a bravo/a erborista potrebbe prepararci una miscela di erbe ad hoc e anche una tisana ci verrà in aiuto per recuperare un tempo lento e meditativo.
Per approfondire l’uso degli oli essenziali nella vita di tutti i giorni vi invito a partecipare al corso introduttivo di aromaterapia che terrò il 10 novembre a Rescaldina.