Gli animali e le coltivazioni agricole non sono in guerra, anzi un sistema agroalimentare senza i primi porterebbe a danni che non potremmo sostenere.
“Viva l’agricoltura, abbasso la zootecnia”, sembra essere il motto moderno. È davvero auspicabile? No, perché ciò non sarebbe sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Foreste, agricoltura e zootecnia: attività complementari
Partiamo dal primo aspetto, quello legato ad ambiente e territori: senza gli allevamenti ci sarebbe lo spopolamento di aree marginali di colline e montagne, con il conseguente degrado del territorio a livello sociale e agricolo. Soprattutto negli allevamenti estensivi, infatti, si scelgono razze selezionate in grado di sfruttare gli alimenti poveri e fibrosi che si trovano anche all’interno dei boschi, così che gli animali, oltre a nutrirsi tengono “pulite” le zone boschive, evitando il dilagare della boscaglia e abbassando di conseguenza il rischio di incendi durante la stagione calda.
Le deiezioni animali apportano elementi nutritivi e sostanza organica al terreno, prevenendone l’impoverimento e la desertificazione. Nel caso degli allevamenti intensivi, bisogna puntare su una gestione corretta delle deiezioni che, se usate per concimare il suolo, riducono in modo significativo il ricorso a concimi di sintesi chimica per le coltivazioni agricole. Uno scarto che diventa risorsa, in perfetta ottica di economia circolare.
Rimanendo in ambito agricolo, in passato l’agricoltura, soprattutto quella di sussistenza, si basava su un rapporto simbiotico tra animali da fattoria e coltivazioni agricole. A partire dagli anni ‘50-‘60 dello scorso secolo, la meccanizzazione agricola e il dilagare della monocoltura hanno ridotto drasticamente i sistemi agroforestali. Oggi sta ritornando in auge l’agroforestazione, cioè l’insieme di quei sistemi agricoli che mixano la coltivazione di specie arboree e/o arbustive perenni a seminativi e/o pascoli, nella stessa unità di superficie.
Insomma foreste, agricoltura e zootecnia stanno tornando a essere attività complementari, una sorta di coltura integrata che unisce le tecniche dell’agricoltura tradizionale a quelle della gestione forestale, così da creare dei sistemi di uso del suolo più efficienti, produttivi, sani, diversificati per tipologia e quindi sostenibili.
La carne per un’alimentazione equilibrata
Altra riflessione legata all’eventuale assenza di animali nel sistema agroalimentare è che senza carne e latte, non ci sarebbe una dieta sostenibile ed equilibrata. Il modello dietetico nella sua globalità deve essere protettivo per la salute e una dieta salutare deve essere basata sulle componenti vegetali (frutta, verdura, cereali integrali e legumi) e su un equilibrato consumo di carne, formaggi e di tutti gli alimenti che danno energia.
Come sottolineato nelle ultime Linee Guida per una sana e corretta alimentazione, a firma del Crea, non vanno demonizzati alimenti specifici perché non esiste l’alimento nutrizionalmente perfetto, ma è il mix di una vasta serie di alimenti a fornire il ventaglio di nutrienti di cui ha bisogno l’organismo umano.
Sul fronte sociale, la cura degli animali contribuisce alla salvaguardia delle tradizioni. Gli operatori zootecnici tramandano i saperi e le maestrie legate alle tecniche di riproduzione, alle caratteristiche e alle forme di allevamento, alle tecniche di mungitura, alla tenuta del pascolo alle tecniche casearie delle varie tipologie di formaggio, all’alimentazione migliore per le specie da carne e le razze lattifere. Il tutto unendo ai criteri di modernità ed efficienza i sistemi zootecnici tradizionali. Inoltre, per i piccoli produttori, avere contatto diretto con i consumatori permette di trasmettere l’amore della propria vocazione imprenditoriale e vedersi riconosciuto il proprio lavoro grazie alla qualità dei prodotti.
Non si può tralasciare neanche il valore economico della zootecnia, quello della foraggicoltura, della mangimistica ed alla filiera delle numerose imprese di trasformazione delle carni e del latte. Che, a loro volta, sono alla base di importanti filiere di qualità, alcune delle quali con produzioni Dop e Igp famose nel mondo e di grande valore per il Belpaese.
La centralità del settore agro-alimentare-zootecnico in Italia è ben rappresentata dai numeri. Come emerge dall’ultimo Annuario agricoltura italiana del Crea, il valore della produzione agricola del 2019 ha raggiunto i 57,3 miliardi di euro, stabile rispetto al 2018 e il 29% del valore della produzione del settore primario è dovuto agli allevamenti zootecnici,con il segmento industriale lattiero-caseario che ha visto crescere il suo fatturato (+1,7%), soprattutto grazie alla produzione di formaggi, che ha vissuto un’annata positiva.
Abolire gli allevamenti animali non è auspicabile, anzi sarebbe dannoso per le persone il cui reddito è legato a questo settore, per l’economia e per l’ambiente. Ben venga un miglioramento in ottica sostenibile della zootecnia, come del resto è richiesto agli altri settori industriali, ma senza demonizzazioni.