Si chiama Noor, che significa Luce, e si trova in Marocco, precisamente a Ouarzazate, a ridosso del deserto del Sahara. È la centrale solare termica più grande del mondo, sia per estensione che per produzione di energia. Ha le dimensioni di 35 campi di calcio e soddisferà il fabbisogno energetico di circa un milione di persone.
L’investimento del Marocco è imponente, 10 miliardi e mezzo di euro, ma soprattutto importante è la via che sta intraprendendo il paese nordafricano per svincolarsi dall’acquisto dall’estero di combustibili fossili e per assicurarsi un futuro più verde. Lo fa sfruttando la risorsa più importante che ha, il sole.
L’impianto, ad opera della compagnia saudita ACWA Power, funzionerà diversamente dal fotovoltaico: la tecnologia a specchio utilizzata è meno diffusa e più costosa dei pannelli fotovoltaici, ma ha il vantaggio di poter continuare a produrre energia anche dopo il tramonto perché precede l’accumulo di radiazioni sotto forma di calore, che nel corso della notte viene convertito in elettricità mediante l’ausilio di una turbina a vapore. Gli specchi sono distanziati in formazioni di livello, per minimizzare i danni dovuti alla sabbia trasportata dal vento del deserto.
Si stima che a pieno regime, l’impianto produrrà energia per 20 ore al giorno, ma si tratta solo della prima fase, denominata Noor 1. Entro il 2017 verranno aperti anche gli impianti 2 e 3, immagazzinando, così, energia per otto ore e aprendo la possibilità di avere disponibilità di energia solare sette giorni su sette per 24 ore. Praticamente sempre.
Grazie alla realizzazione di questo progetto, il Marocco compie un enorme passo: utilizzare il deserto per produrre energia e diventare una superpotenza solare globale. L’obiettivo è quello di ottenere il 42% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2020, con un conseguente taglio del 32% delle emissioni di anidride carbonica per il 2030. In questo modo, insieme agli impianti idroelettrici e a quelli eolici, spera di fornire quasi la metà del fabbisogno di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020, cercando di esportarne anche un po’ in Europa.
Il Marocco, com’è noto, non è un Paese produttore di petrolio: importa il 94% dell’energia, con pesanti conseguenze per il bilancio statale. Il sole del deserto è senza dubbio una risorsa fondamentale, per lo più rinnovabile, e non è difficile pensare che, presto, diventerà il “petrolio” del Marocco.