Il ricorso al bestiame da pascolo è una carta vincente contro il rischio incendi perché riduce le biomasse che fanno da miccia e nello stesso tempo aiuta a tenere pulito il sottobosco e le radure.
di Anna Simone
L’emergenza incendi è diventata una realtà sia a livello nazionale che internazionale. Le cause sono molteplici, così come le soluzioni che devono far leva sull’educazione, sull’informazione e sulla prevenzione. In quest’ultimo comparto si sta facendo largo il ricorso al bestiame da pascolo in ottica preventiva – un asso nella manica finora poco utilizzato – per creare cinture “tagliafuoco” e tenere pulito il sottobosco e le radure.
Gli incendi in California
La problematica è seria. Tra gli effetti del riscaldamento globale, sempre più pressante, c’è l’aumento dei periodi di siccità che a loro volta favoriscono gli incendi. Basti pensare che nel 2013 la stagione degli incendi è durata il 18% in più rispetto al 1979, con una lievitazione dei costi per domarli (negli Stati Uniti la spesa è stata il triplo rispetto agli anni Novanta).
In California, dove negli ultimi anni gli incendi sono stati sempre più diffusi, frequenti e dannosi, i ricercatori della Cooperative Extension dell’Università della California hanno valutato quanto combustibile naturale – erbe e altre piante/arbusti – mangiano i bovini e come il loro comportamento alimentare influenzi gli incendi.
Stando alle conclusioni preliminari, senza il bestiame al pascolo, ci sarebbe molta più vegetazione erbacea e arbusti infiammabili per ogni ettaro di terreno, il che potrebbe portare a incendi più estesi e più gravi. Già la situazione è compromessa, considerando che negli ultimi decenni il numero di incendi boschivi nel mondo è cresciuto molto e sono diventati sempre peggiori, per intensità e ampiezza.
“I bovini da carne si possono trovare al pascolo in ogni contea della California – scrivono i ricercatori – a eccezione di San Francisco. Tre anni fa, 1,8 milioni di bovini da carne hanno mangiato circa 5,3 milioni di tonnellate di erba su circa 7,9 milioni di ettari di pascolo, per lo più privati.” Tuttavia, ci sono ettari di terra pascolabile non toccata dal bestiame o sfruttata poco, il che significa che ci sono margini per migliorare la prevenzione agli incendi in tutti i Paesi più soggetti.
Gli incendi in Italia
Anche in Italia la presenza di allevamenti e in particolare di animali al pascolo è importante nel presidio del territorio nella prevenzione degli incendi, soprattutto in zone come l’entroterra sardo o siciliano dove i terreni arsi dalla siccità, il caldo intenso e i venti secchi alimentano le fiamme. Discorso simile per le aree interne o cosiddette “marginali” del centro-sud dove annualmente si verificano incendi dolosi o colposi.
L’innesco e l’evoluzione degli incendi segue un percorso più o meno standard: la fiammella prende prima i residui secchi della vegetazione erbacea, poi passa agli arbusti, quindi alla parte basale della chioma delle formazioni forestali, fino all’intera chioma e alla sopra-chioma. Per un controllo preventivo degli incendi è quindi necessario eliminare o ridurre l’esca costituita da biomasse vegetali erbacee o arbustive disidratate e quindi di rapida e facile combustione.
Lungo la Penisola, negli ultimi decenni l’abbandono delle attività agro-pastorali e conseguente riduzione del patrimonio zootecnico in vaste aree del territorio nazionale ha contribuito a far crescere di parecchio il quantitativo di residui secchi di biomassa.
Quindi, il rilancio dell’allevamento in quelle aree ed il contributo del bestiame al pascolo può portare alla riduzione delle biomasse che fanno da esca per i roghi estivi.
Con la loro attività, infatti, gli animali da allevamento tengono pulito il sottobosco e le radure, oltre ad accrescere la fertilità del terreno e garantire la vita di specie floristiche e faunistiche che, altrimenti, si estinguerebbero.