Economia circolare: il valore delle produzioni zootecniche italiane

Oggi l’economia circolare è un obiettivo prioritario. In un mondo dalle risorse naturali e alimentari limitate, in cui a breve ci sarà da sfamare due miliardi di persone in più, tutti i settori sono chiamati a implementare modelli produttivi che prevedano il riutilizzo dei prodotti esistenti, per allungarne il ciclo di vita, riducendo la produzione di rifiuti.
Con l’economia circolare, si sa, gli scarti possono diventare risorsa, in un ciclo chiuso in cui niente viene sprecato. In Italia siamo fra i migliori in questo senso, basti pensare che, nel rapporto sull’economia circolare 2021, il nostro Paese si è meritato la medaglia d’oro in Europa per un uso efficiente delle risorse in vari settori.

Fra tutti i settori, quando si parla di efficienza e valorizzazione degli scarti, spiccano quelli agricolo e zootecnico. In essi, gli scarti sono praticamente azzerati, specialmente nella produzione di carni e salumi, rendendo la filiera zootecnica una di quelle che genera meno rifiuti in assoluto. Per fare degli esempi pratici, il letame degli allevamenti che in apparenza sembrerebbe uno scarto, è riutilizzato come fertilizzante naturale per le aziende agricole (biologiche in primis). Queste a loro volta producono rifiuti agricoli, che possono essere riutilizzati per la produzione di mangimi per gli animali.

Un’altra operazione in ottica di economia circolare è quella di recuperare il metano prodotto dalla fermentazione delle deiezioni animali, che altrimenti si disperderebbe in atmosfera, per produrre biogas. Questo rappresenta un’opportunità per produrre energia rinnovabile che, oltre a ridurre gli impatti sul clima, può contribuire ad una maggiore autosufficienza energetica all’allevamento stesso. Non male in tempi di forniture di gas ridotte.

E non si parla solo di biogas. Dalla digestione anaerobica delle biomasse agricole e agroindustriali in appositi impianti, si può produrre il biometano. Mentre il biogas è un gas grezzo prodotto dalla fermentazione in un digestore, il biometano è un derivato del biogas, sottoposto ad un processo di raffinazione e purificazione da cui si possono ottenere calore, elettricità, biocarburanti e bioplastiche. Ma non è tutto. Dopo il processo di digestione anaerobica delle matrici agricole, rimane il digestato, porzione di biomassa residua utilizzata come fertilizzante naturale: come il letame, concima in modo organico i terreni, rendendo di fatto inutile l’impiego della chimica.

Le produzioni zootecniche italiane hanno un grande valore non solo in termini di produzione di carni, latte e uova, ma forniscono anche migliaia di sottoprodotti e coprodotti: dalle pelli e il cuoio destinati a borse, scarpe, cinture, divani e sedili delle auto, al caglio naturale per la produzione di formaggi, dal grasso e il sego per produrre mangimi, saponi e cosmetici, al collagene per medicinali e capsule dei farmaci, fino alle valvole cardiache e i cibi o giocattoli per animali da compagnia.

Insomma, quando si parla di circolarità e di uso efficiente delle risorse, il settore zootecnico ha molto da offrire, e si direbbe da insegnare. Eppure, soprattutto fra coloro che vivono in città, ha la fama di essere sprecone e insostenibile.