La Food and Drug Administration , da quest’anno, ha approvato la commercializzazione della carne sintetica negli Stati Uniti d’America, favorendo le aziende multinazionali che stanno investendo migliaia di dollari in questo nuovo business.
Ora, il progresso tecnologico sta inevitabilmente travolgendo molti ambiti della nostra società; basti pensare alle notizie che ci vengono proposte dai media ogni giorno. Una tra tutte, la più recente e significativa, è la possibilità concreta di ricavare energia pulita attraverso il fenomeno della fusione nucleare. Con questo si vuole evidenziare la necessità dell’evoluzione tecnologia ma, allo stesso tempo, l’importanza di sviluppare un pensiero critico a riguardo.
Questa nuova produzione alimentare vuole essere una rivoluzione in campo energetico e sanitario. Forti di questo, i produttori della carne sintetica sostengono che il consumo energetico dei bioreattori abbia un impatto ridotto in termini di produzione di CO2 eq.* rispetto agli allevamenti di bestiame, e che sia sottoposta a maggiori controlli igienico-sanitari. A tal proposito è necessario specificare alcuni aspetti.
Cos’è la carne sintetica
A differenza della carne vegetale che è presente ormai in tutti i supermercati e che abbiamo avuto modo di assaggiare almeno una volta, per curiosità o necessità, la carne sintetica è un alimento proteico di origine animale. Viene prodotta a partire da cellule staminali pluripotenti ricavate da siero fetale bovino e fatte sviluppare all’interno di appositi bioreattori, che ne permettono la proliferazione e la crescita. Il risultato finale è un tessuto composto da fibre muscolari, grasso, cellule di supporto e , ovviamente, vasi sanguigni, proprio come si trattasse di un animale, ma cresciuto all’interno di un laboratorio.
L’aspetto ambientale
Nonostante l’ottimismo degli operatori del settore, alcuni studi hanno messo in dubbio la sostenibilità delle tecnologie di coltivazione cellulare. L’allevamento tradizionale del bestiame produce gas serra, ma anche le macchine utilizzate per la coltivazione della carne lo fanno. Nel 2019, uno studio approfondito dell’Università di Oxford ha previsto che l’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili per produrre carne in bioreattori potrebbe avere, a lungo termine, un impatto peggiore rispetto alla carne di allevamento. Non considerando, inoltre, gli output indiretti che l’allevamento del bestiame produce, ossia letame e liquame utilizzabili per la fertilizzazione della terra coltivabile. Questo crea un’importantissima circolarità nel sistema allevamento-ambiente circostante che contrasta significativamente l’impatto ambientale dell’allevamento stesso, apportando nutrienti necessari alla crescita e allo sviluppo delle colture.
L’aspetto sanitario della carne in laboratorio
Per quanto riguarda l’aspetto sanitario, invece, sappiamo che per gli allevamenti tradizionali, sia intensivi che estensivi, esistono protocolli sanitari molto rigidi, sia per quanto riguarda gli ambienti di allevamento che i singoli capi allevati, che gli allevatori sono obbligati per legge a perseguire. Lo stesso concetto vale per il benessere animale, che ad oggi è uno dei parametri essenziali che viene controllato e valutato dagli esperti del settore.
La carne sintetica, pur nascendo e crescendo in un ambiente igienicamente controllato, è un alimento destinato ad essere iperprocessato per poter raggiungere gusti e aromi che la possano far assomigliare a quella tradizionale.
Per non parlare, per l’appunto, della specificità e della tradizionalità che le innumerevoli tipologie di carni conservano da decenni, se non da secoli. Ogni razza bovina, ovina, caprina, avicola, suinicola è autoctona di una specifica regione, di un’area circoscritta, di un piccolo paese, che ha fatto di un alimento un tratto distintivo della propria storia. Storia che andrebbe inevitabilmente persa e dimenticata se, davvero, alimenti come la carne sintetica prendessero piede nella società.
A tal proposito, Coldiretti ha da poco indetto una raccolta firme contro quella che l’associazione di categoria ha definito “Frankeinstein Meat”, raccogliendo il supporto di oltre 350 mila persone. L’intento è quello di promuovere una legge che vieti la commercializzazione del cibo sintetico in tutto il territorio nazionale, favorendo il lavoro e il sacrificio quotidiani di agricoltori e allevatori, e tutelando i prodotti alimentari Made In Italy.
* la CO2 equivalente è una misura che esprime l’impatto sul riscaldamento globale di una certa quantità di gas serra rispetto alla stessa quantità di anidride carbonica. Fonte: www.wikipedia.it