Abbiamo assistito tutti, più o meno in prima persona, a fenomeni climatici eccezionali.
Dalle violente e distruttive grandinate al Nord, agli incendi divampanti al Sud.
In linea di massima la stagione estiva ha sempre portato con sé eventi di questo genere, ma ciò che più deve allarmarci sono la frequenza e l’impeto con cui questi si stanno verificando.
In Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna sono stati distrutti ettari di raccolto, in particolare le colture estive quali soia, mais, girasoli e colza. Le raffiche di vento hanno allettato i vigneti e spezzato gli alberi da frutto. Per non parlare dei danni da grandine alle strutture agricole come stalle, ricoveri attrezzi, fienili e serre.
Troppi agricoltori hanno assistito alla distruzione di tutto ciò per cui si sono sempre sacrificati e ora si chiedono come riusciranno a riparare i danni subiti, ove possibile, e come lo Stato interverrà a supporto di queste tragiche situazioni.
Prevenzione come strumento di difesa
Nel frattempo è doveroso riflettere su quando accaduto, in modo da trovarsi preparati nel caso questi fenomeni dovessero ripresentarsi. E questo, purtroppo, è uno scenario molto probabile.
Affidarsi esclusivamente al servizio delle compagnie assicurative non sarà più sufficiente, poiché gli eventi climatici estremi hanno causato ingenti perdite finanziarie per l’industria assicurativa, che sarà sempre più riluttante nel fornire coperture in zone ad alto rischio, aumentando a dismisura i prezzi delle polizze. Senza considerare il difficile reperimento dei materiali utili alle riparazioni dei danni, che saranno sempre più richiesti durante ristretti periodi dell’anno.
L’arma più efficace ed intelligente, come in tanti altri ambiti, è la prevenzione.
La nuova riforma della Politica Agricola Comunitaria, avvenuta a partire da quest’anno, si basa proprio su condizioni agricole di base da rispettare per poter godere degli annuali contributi europei.
In poche parole chiave, vengono incentivate quelle pratiche agricole volte al miglioramento della composizione del terreno, in modo da renderlo più efficiente dal punto di vista produttivo e soprattutto strutturale. Una buona struttura del terreno permette infatti un corretto controllo delle acque piovane, regolandone l’infiltrazione nel sottosuolo e diminuendo i fenomeni di erosione. Ciò è possibile grazie alla combinazione di più fattori che cooperano in sinergia, quali il mantenimento della copertura vegetativa, favorendo la biodiversità vegetale; l’apporto bilanciato di fertilizzanti minerali ed organici, per il corretto mantenimento della microflora e fauna; la predilezione delle lavorazioni meccaniche meno invasive e profonde, che garantiscono una maggior persistenza della sostanza organica nel suolo.
Questi accorgimenti a cui gli agricoltori dovranno prestare particolare attenzione saranno preziosi per gli anni a venire, in quanto permetteranno al terreno di avere delle caratteristiche chimico-fisiche che consentiranno di sopportare al meglio i fenomeni climatici avversi del prossimo futuro.