TTIP e ambiente, diritti del lavoro e sostenibilità come riassunta nel capitolo negoziale sullo Sviluppo sostenibile della Commissione europea non dice nulla di nuovo.
BioEcoGeo_ttipDal dossier pubblicato da Fair Watch per la Campagna Stop TTIP Italia, emerge una posizione poco convincente della Commissione Europea sulla questione TTIP e ambiente, diritti del lavoro e sostenibilità. O meglio, dal loro comunicato si legge: «Tanto rumore per nulla».

A detta dell’organizzazione che si oppone all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP) infatti, anche in questa occasione è apparso evidente che le questioni collegate ai diritti del lavoro e dell’ambiente siano messe in secondo piano rispetto alle esigenze degli investitori e dei mercati e come le normative e i principi del libero mercato abbiano sempre e comunque la precedenza sulla tutela ambientale e del diritto del lavoro».
«In esso – continuano i portavoce della Campagna stessa – sono contenuti molti concetti, molti  desiderata,  diversi verbi declinati alla prima voce plurale del tempo futuro,   ma  non si prevede  nessun meccanismo vincolante che imponga ai Paesi di tenere in seria considerazione lo sviluppo sostenibile non solo come mantra, ma anche come necessità per il Pianeta di oggi e per quello delle generazioni che verranno.
La COP21, la Conferenza delle Parti sul clima che si tiene a Parigi nel dicembre 2015, sta ponendo una serie di questioni non più ignorabili, a cominciare dall’inadeguatezza degli impegni (volontari) presi dai Paesi  firmatari  della  Convenzione  ONU  (UNFCCC)  che  se  confermati  non  impedirebbero  alla temperatura media globale di superare i 2°C di aumento rispetto alla temperatura dell’era preindustriale (le attuali stime parlano di un possibile aumento di 3.5°C). Uno scenario che porterebbe a modifiche profonde negli ecosistemi, nella capacità di resilienza dei territori e, conseguentemente, delle comunità che li abitano (e delle loro economie).
La lotta al cambiamento climatico presuppone strategie concrete, normative applicabili, un ribaltamento del senso comune secondo cui la liberalizzazione del  commercio e il primato dei mercati porteranno certamente a un aumento del benessere per tutti e a una maggiore tutela ambientale. Anche perché i dati di realtà, e molti studi, stanno dimostrando il contrario.
Ma  la  Commissione  Europea  all’interno  dei  suoi  negoziati  di  liberalizzazione  commerciale,  sembra
ignorare colpevolmente tutto questo. E sperare, convintamente, che lo facciamo anche noi».

Per scaricare il report: https://stopttipitalia.files.wordpress.com/2014/02/cop21-e-ttip-