Badge ritirato, postazione stampa presa. BioEcoGeo è arrivato a Parigi per seguire l’ultima settimana di negoziati di alto livello sul clima. «Siete qua per fare la storia», ha dichiarato nella sessione di apertura di fronte a giornalisti e delegatiChristiana Figueres, segretario dell’UNFCCC, il corpo responsabile per l’accordo quadro sul clima.
Un appuntamento che non potevamo mancare per raccontare i retroscena, le curiosità, i risultati, il ruolo dell’Italia. Ogni giorno con approfondimenti, tweet, video interviste e breaking news. Fino al 14 dicembre.

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A CHE PUNTO SIAMO?

Sul piatto delle delegazioni da 193 paesi ci sono tantissimi elementi da definire per chiudere l’accordo. Innanzitutto l’obbiettivo più duro (e irraggiungibile) sarà il tentativo di inserire l’obbiettivo di fermare il riscaldamento globale ad un aumento medio della temperatura di 1,5°C. Un goal condiviso da scienziati da tutto il mondo ed auspicato come uno dei risultati più significativi da tante associazioni ambientaliste. Ma le speranze sono assolutamente minime.

Entrando nei complicati tecnicismi della COP21 ci sono sicuramente due temi di rilevante interesse. La definizione degli MRV ovvero i meccanismi di Misurazione, Reporting e Verifica delle emissioni è il primo. Dato che da un regime internazionale legalmente vincolate (tipo Protocollo di Kyoto) la COP si è orientata su un approccio più volontario e in pieno rispetto delle sovranità nazionali, gli obbiettivi di riduzione emissione prefissati saranno stabiliti stato per stato e dichiarate quali azioni volontarie intraprese saranno implementate per adattamento e mitigazione. Questi obbiettivi sono raccolti in un documento che si chiama “COP Decision” e che raccoglie questi obbiettivi nazionali (per i tecnici: INDC, Intended National Determined Contribution). Ora, c’è un problema. Come può l’UNFCCC e tutti noi verificare che uno stato stia facendo il bravo e rispettando li obiettivi preposti? Serve un meccanismo trasparente e verificabile. Una sfida non secondaria e fondamentale per un accordo efficace.

PARIS, 30 NOVEMBER 2015 -Fossil Fuel Subsidy Reform John Key, Prime Minister of New Zealand; Christiana Figueres, Executive Secretary of the UN Framework Convention on Climate Change (UNFCCC); Stefan Löfven, Prime Minister of Sweden;Michel Sapin, Minister of Labour, Employment and Social Affairs;Philippe Joubert, Chair of The Prince of Wales’s Corporate Leaders Group and former president of Alstom Power
PARIS, 30 NOVEMBER 2015 -Fossil Fuel Subsidy Reform
John Key, Prime Minister of New Zealand; Christiana Figueres, Executive Secretary of the UN Framework Convention on Climate Change (UNFCCC); Stefan Löfven, Prime Minister of Sweden;Michel Sapin, Minister of Labour, Employment and Social Affairs;Philippe Joubert, Chair of The Prince of Wales’s Corporate Leaders Group and former president of Alstom Power

Secondo elemento tecnico: il loss & damage. Si tratta di un’assicurazione per i paesi più poveri esposti ad eventi meteorologici estremi e alle conseguenze del climate global change. Un meccanismo su cui i paesi insulari (come Tuvalu e Vanuatu) spingono tantissimo, per poter garantire la propria sopravvivenza. Il meccanismo è presente nel testo, ma non è detto che sopravviva alle pesanti riduzioni negli elementi negoziali. Il testo finale non dovrà essere più lungo di una decina di pagine.

DENARO E FINANZA

La questione politica sovrana, naturalmente, si chiama “denaro“. «Se vogliamo avere successo a Parigi non avremo bisogno solo di impegni politici ma anche finanziari», ha dichiarato il presidente francese Hollande durante la conferenza di indirizzo degli ambasciatori di Francia. l’obbiettivo è quello annunciato a Cancun, 5 anni fa alla COP16: 100 miliardi di dollari l’anno a partire dal 2020. Una cifra astronomica ma necessaria. Per i paesi meno sviluppati sono la chiave del consenso. Se gli stati industrializzati metteranno a disposizione sufficienti risorse e un piano finanziario di lungo termine, magari legato alla finanza climatica, allora si potrà firmare l’accordo di Parigi. Un percorso difficile per la diplomazia. L’Italia ha annunciato 4 miliardi di dollari tra il 2015 e il 2020. Una mossa interessante ma su cui BioEcoGeo lavorerà per sviscerarne i dettagli insieme a società civile e parlamentari italiani presenti al sito di Le Bourget.

Intanto una buona notizia. Questa mattina, lunedì 7 dicembre, il ministro dell’Ambiente italiano, Gian Luca Galletti, ha firmato davanti alla folta delegazione giovanile dell’Italian Climate Network l’impegno del governo italiano a inserire il principio di equità intergenerazionale nel testo finale dell’accordo di Parigi. Un momento importante, poiché il principio ratifica il dovere di preservare il pianeta e le sue risorse per le generazioni future, sostanziando pratiche come la decarbonizzazione e l’economia circolare. «Un dovere per il nostro paese», ha dichiarato il ministro Galletti davanti alla delegazione di Italian Climate Network e giornalisti. Speriamo che altri paesi adottino questo principio affinché rimanga nel testo finale», si è augurato il ministro.

Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente
Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente

ClimatePoint è lo speciale di BioEcoGeo dalla COP21 di Parigi. Ogni giorno approfondimenti ed aggiornamenti.
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