La quantità di petrolio necessaria per produrre bottiglie di plastica e l’inefficienza di alcuni processi di riciclo rendono l’acqua in bottiglia un’abitudine terribilmente dispendiosa. Molto meglio bere l’acqua che scorre dai rubinetti che ha un buon sapore ed è sicura. Ma sicura quanto? Abbiamo le informazioni necessarie per rispondere a questa domanda?
Purtroppo molto spesso la risposta è no. Se poi, a questa mancanza di trasparenza andiamo ad aggiungere l’inquinamento delle falde acquifere e i recenti scandali sugli acquedotti di varie regioni italiane (Calabria, Abruzzo ma anche Lazio) c’è ben poco di cui star tranquilli.
Ecco perché è importante che il discorso acqua pubblica venga gestito nella più assoluta trasparenza e vengano emesse normative in grado di assicurare un’acqua potabile e sicura.
È in questa direzione che si muove la proposta di legge della Deputata del M5S, Federica Daga, che lo scorso giugno, ha portato alla Commissione Ambiente della Camera la proposta di legge volta a riformare in maniera profonda il sistema di controllo dell’acqua potabile, oggi regolato dal Decreto legislativo 31/2001.
Di questa proposta se ne parlerà a Roma il 20 ottobre all’evento: “Il ciclo integrale delle acque, dalla qualità dell’acqua alla sua gestione”, durante il quale molti esperti si confronteranno sul tema dell’inquinamento delle acque, dei controlli e dei sistemi di depurazione che ancora troppo spesso mancano in molti comuni italiani.
Dopo una prima parte più teorica, l’incontro verterà su un piano più pratico grazie al contributo di amministratori locali e comitati di cittadini che hanno messo in pratica strumenti e proposte in diverse realtà come ad esempio la ripubblicizzazione del servizio idrico a Napoli o la Legge Regionale numero 5 nel Lazio, in contrapposizione ai provvedimenti messi in campo dal Governo (Sblocca Italia, Legge di Stabilità, DDL sulla pubblica amministrazione) per rilanciare la privatizzazione dei servizi pubblici locali.