Perché diventare vegani non è sostenibile

Una scelta vegana è veramente sostenibile, come vanno affermando ormai in molti, dando per scontato che sia così? Spiace deludere ma purtroppo no, non è così. Spieghiamo il perché da più punti di vista.

Perché diventare vegani La scelta di un’alimentazione vegana è di sicuro un nobile proposito, nelle intenzioni di molti, seppur a volte legate a un’umanizzazione degli animali valida per lo più nei contesti urbani occidentali, dove la scelta di cibi alternativi è molto ampia e la cultura si è allontanata dal mondo contadino che invece vive di ciò che offre la terra e il pascolo.
Al di là delle buone intenzioni però, una scelta alimentare di questo tipo è un fenomeno piuttosto innaturale, in quanto appare scollegato dal vero funzionamento della natura (seppur crudele) e da come gli organismi viventi sopravvivono su questo pianeta. Inoltre, questa scelta ha impatti ben superiori a quelli che si pensano e che si possano immaginare.

Perché diventare vegani non aiuta la diminuzione dei consumi delle risorse

Un mondo vegano, in termini di consumi di risorse, soprattutto petrolifere, avrebbe un impatto molto importante a causa dell’utilizzo di fertilizzanti, ma anche dell’abbandono di materiali di origine animale che quotidianamente utilizziamo. Infatti, i fertilizzanti per coltivare frutta e verdura sarebbero quasi solamente chimici per sostenere la produzione (addio biologico), i capi di vestiario esclusi come lana, seta e pelle darebbero ancora più spazio a quelli sintetici (sempre di origine petrolifera). O ancora, gli impatti della produzione di cibi come la quinoa, l’avocado o il tofu si farebbero ancora più devastanti di quanto non siano già. Le condizioni delle zone andine convertite a monocolture di quinoa, o quelle messicane destinate al tanto utilizzato avocado sono infatti molto evidenti: largo uso di fertilizzanti e concimi chimici, ma anche di acqua, impoverisce i terreni che diventano più aridi e aggravano i rischi per la biodiversità. Senza poi calcolare gli effetti che queste monocolture hanno sulla popolazione locale che ormai non può più permettersi un cibo che fino a pochi decenni fa era alla base della propria alimentazione.

Perché diventare vegani
Coltivazione intensiva di Avocado

La scelta vegana quindi, diventa difficilmente sostenibile sia a livello ambientale, che a livello sociale (spazza via, almeno in Italia, secoli di tradizioni e cultura in nome di trovate del marketing travestite da scelte etiche) ed economico – i vegan di città non sanno, o dimenticano facilmente, che la maggior parte del pianeta sopravvive proprio grazie alla zootecnia, se non altro perché vive in zone in cui i terreni non sono generosi come i nostri in Europa, e permettono di allevare, ma non coltivare.

Tornando agli aspetti sociali, la zootecnia è spesso anche l’unica forma di emancipazione per le donne in molti Paesi che, grazie a qualche capo di bestiame che permette varie forme di micro-imprenditorialità nel sud del mondo, possono avviare attività economiche che le rendano indipendenti.

Chi crede di salvare il pianeta smettendo di mangiare carne, pesce, uova o formaggi è spesso in buona fede, ma è caduto in un tranello.
Non è escludendo questo o quell’alimento che si fa la differenza. Certo, bisogna avere un consumo moderato di carne e prodotti di origine animale (le principali linee guida nutrizionali consigliano 500 grammi di carne e salumi alla settimana), quindi ridurne il consumo, soprattutto in contesti come quello americano, australiano o nordeuropeo è fondamentale.

Perché la scelta vegana non è sostenibile

Ciò che conta è lo stile di vita non solo la scelta vegana

Ma ciò che si deve rendere sostenibile è lo stile di vita nel suo complesso.
Consumi, sprechi, tempo libero, mobilità… è inutile mangiare un burger di soia o di quinoa (di cui è meglio evitare di calcolare l’impatto, anche in termini di “food mile”), se poi ci muoviamo solo in auto, teniamo luci, condizionatori e riscaldamenti sempre accesi, compriamo e buttiamo vestiti a ritmi vertiginosi, prendiamo più aerei che metro.

Lo stile di vita vegano non è né più sostenibile né più etico di quello adottato da chi segue una dieta onnivora. È come una religione con i suoi dogmi, e come tale andrebbe considerato. Non c’è un solo motivo (ambientale, nutrizionale, sociale ecc.) che dia un senso a livello scientifico al vegan. È una scelta, una presa di posizione. Legittima (quando non imposta a bambini che possono ritrovarsi con problemi gravi nello sviluppo fisico e neuro-cognitivo nel caso in cui non ci sia una corretta integrazione alimentare ), ma appunto non credibile nel momento in cui si tirano le somme sulla sostenibilità e si fanno i conti con le innumerevoli sfaccettature della realtà.