Potrebbe cominciare malissimo il 2017 per il nostro Paese, a rischio  multa UE per  fogne non a norma che provocano rischi seri per l’ambiente e la stessa salute dei cittadini.

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Sono migliaia le fognature di grandi città, mete turustiche e grandi centri che rischiano di compromettere la salubrità delle acque e anche le nostre casse. Sono molte le regioni coinvolte, sono troppi i sistemi fognari ormai obsoleti e senza alcun accorgimento anti inquinamento e, quindi, senza alcun rispetto per l’ambiente e le comunità.

Il dossier della Commissione. Da tempo l’Italia è sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione Europea per quanto riguarda il rispetto della Direttiva del 1991 che regola, appunto, il corretto smaltimento della acque reflue, contemplando norme anti inquinamento, di prevenzione per la salute del cittadino, di salvaguardia per le aree protette. Ma, nonostante i diversi dossier raccolti in questi anni da Bruxelles e i continui richiami e raccomandazioni disattese, è molto probabile che nel 2017 tutto ciò potrebbe sfociare definitivamente in una multa e un nuovo rinvio davanti alla Corte di giustizia europea.

I dati. I dossier raccolti dall’UE in questi anni parlano di quasi mille località, tra note mete turistiche e grandi città, da Nord a Sud, senza alcuna differenza. Il problema è particolarmente concentrato in Sicilia, Calabria, Campania e Lombardia, che contano da sole per i due terzi dei siti non a norma, l’unica regione senza procedure d’infrazione Ue è il Molise, semplicemente perché scarica le sue acque reflue nelle regioni confinanti. I problemi sono legati a depuratori non funzionanti per scarsa manutezione, impianti obsoleti, noncuranza e la solita mancaza di fondi, oppure a scarichi gettati direttamente a mare senza alcun filtro. Per alcune zone, la crescita del settore turistico non è stato accompagnato da un’altrettanta crescita delle infrastrutture e della rete fognaria,  risultata negli anni inadeguata a sopportare la mole di persone insistenti sul territorio e che si ritrova adesso, dopo 25 anni, incapace a garantire le condizioni igienico-sanitarie previste dalle leggi comunitarie.