Sono le 7:45 di una mattina di maggio, Wanda Stewart (in foto a sinistra) inizia le sue attività quotidiane nella mini fattoria nella sua casa di Berkeley, in California. Chayote, cavoli, peperoni e agrumi crescono tra le sbarre del recinto. Germogli di cavolo attendono di essere piantati o distribuiti ai vicini. Gli uccelli cinguettano e in strada c’è un flusso costante di bambini in bicicletta che si recano a scuola. Il cane di Wanda, Angel, saluta ogni passante con un verso amichevole.
L’architetto e paesaggista Jamie Morf (in foto a destra) mentre sta andando al lavoro si ferma a raccogliere una dozzina di uova deposte dalle galline di Wanda. Le due donne chiacchierano per qualche minuto, poi Jamie si allontana e Wanda si prepara a un giro perlustrativo della sua fattoria e di altri sette orti urbani. Ogni anno attende questo momento con impazienza. «È un ottimo modo per incontrare gente – dice – nonché un’opportunità per promuovere quello che faccio e in cui credo».
di Annie Thornton per Houzz
Da quasi dieci anni, Wanda Stewart alleva galline in un’area cittadina di meno di 400 metri quadri. Ma non è l’unica: sono sempre di più i cittadini di tutto il mondo che oggi praticano l’agricoltura urbana. A Tokyo, gli appartamenti di un nuovo complesso residenziale dispongono di orti collettivi, i newyorkesi stanno trasformando i tetti cittadini in mini fattorie, e un’azienda di Londra coltiva germogli e insalate nei rifugi antiaerei sotterranei della Seconda guerra mondiale. I residenti di alcune città della Baia di San Francisco, in particolare sulla costa orientale, si stanno impegnando a coltivare i propri cortili per produrre la maggior parte dei generi alimentari di cui hanno bisogno, dagli ortaggi alle uova, ma anche latte e carne.
«La California ha approvato alcune leggi innovative per sostenere il diritto di affittuari e proprietari di case di coltivare i propri terreni, fornendo incentivi fiscali per incoraggiare l’agricoltura privata», racconta Wanda. San Francisco è stata la prima città della California a promuovere lo sviluppo dell’agricoltura urbana su terreni privati. La cittadina di Berkeley permette ai proprietari di case di allevare animali (compresi polli, capre e conigli) senza alcuna autorizzazione se le recinzioni sono conformi ai requisiti e alle norme del codice comunale. A Oakland, in alcuni casi, si possono allevare animali se destinati ad uso personale e se non arrecano fastidio alla comunità.
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La domanda e la disponibilità di alimenti biologici sono in aumento. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America riporta che oggi tre negozi di generi alimentari su quattro vendono prodotti biologici. Ma uno studio di Consumers Reports del 2015 ha confrontato 100 prodotti biologici con i loro omologhi convenzionali e ha rivelato che i primi erano in media più costosi del 47 per cento. Tuttavia i prezzi elevati non garantiscono necessariamente che il cibo venga coltivato localmente. E quando si tratta di prodotti di origine animale come carne e uova è difficile tracciare il prezzo, l’etichettatura e l’origine dei prodotti.
Per Wanda era importante consumare prodotti di qualità e di produzione locale. Non voleva compromettere la qualità a causa del prezzo, ma dato che non poteva permettersi di acquistare il cibo che desiderava, decise di avviarsi all’agricoltura e coltivare gli ortaggi che le piacevano e che sarebbero cresciuti bene nel suo giardino e in quelli dei vicini.
A pochi chilometri di distanza, Kitty Sharkey ha cominciato a porsi domande sulla carne che acquistava dopo aver letto il libro Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan. Anche se poteva permettersi gli ortaggi biologici provenienti dalla Baia di San Francisco, non era lo stesso per la carne allevata secondo criteri etici; ma dall’altra parte non voleva eliminarla dalla sua dieta.
Così Kitty, che già coltivava alcuni ortaggi nella sua casa di Oakland, ha deciso di dedicarsi completamente all’agricoltura e ha trasformato i 400 metri quadri di giardino in un allevamento di animali, iniziando con le capre, per la produzione di carne, latte e formaggio. La qualità del cibo e la tutela degli animali erano le sue priorità. «Mettere la mia prima capra nel congelatore non è stato affatto facile – racconta – ma mi ha permesso di avere il pieno controllo della carne che mangio».
Ora sono passati alcuni anni e alleva polli e anatre per produrre uova e carne; tacchini per carne; conigli, per carne e letame; oche, che servono come sistema di allarme; maiali, che grufolano nel terreno del suo giardino tra le stagioni; e una pecora, per produrre lana
Oltre ad avere una legislazione locale progressista, la costa orientale della Baia di San Francisco ha temperature miti tutto l’anno. Ciò significa che un orto è in grado di produrre raccolto in modo continuo. «Mangio i prodotti del mio giardino quasi ogni giorno dell’anno», dice Ruby Blume, coltivatrice urbana (e fondatrice dell’Institute of Urban Homesteading a Oakland) che l’anno scorso, tra le varie colture, ha raccolto circa 180 chili di zucca nel suo giardino. Qui alleva anche conigli, e scambia la loro carne con altri produttori che condividono la sua passione. Non ha mai bisogno di acquistare latte, formaggio o uova, e coltiva circa il 70-90 per cento della propria frutta e verdura tra febbraio e ottobre.
La possibilità di disporre di cibo fresco a prezzi accessibili è una delle ragioni che ha portato questi coltivatori urbani a dedicarsi all’agricoltura, ma non è l’unica. Gli orti urbani permettono anche di avvicinare le persone. Raychel Santo di Johns Hopkins Center for a Livable Future racconta di aver «sperimentato il potenziale trasformativo insito nel coltivare cibo con altre persone».
Non sappiamo ancora come si svilupperà il giardinaggio urbano in futuro, ma per questi orticoltori i vantaggi sono evidenti. «Sono più magra, più felice e più in salute», spiega Wanda Stewart. «Grazie a questa scelta sto meglio sotto ogni aspetto». La sua soddisfazione va oltre le condizioni di salute: «È un modo meraviglioso per vivere con le persone intorno a voi!».