E’ un grande passo in avanti nella lotta e nel contrasto al caporalato e allo sfruttamento del lavoro agricolo il ddl approvato alla Camera con 336 voti favorevoli, nessuno contrario, e 25 astenuti (Forza Italia e Lega).

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Al momento del voto erano in Aula i ministri dell’Agricoltura della Giustizia e dell’Ambiente, Martina, Orlando e Galletti. Il Ministro Orlando ha dichiarato subito dopo il voto: “Oggi è una grande giornata per il lavoro, per la tutela dei diritti e le persone più deboli: si è realizzato un obiettivo che da sempre caratterizza le battaglie della sinistra, quello per la dignità dei lavoratori e delle persone che sono più esposte alle forme più odiose di sfruttamento”.

Vota a favore anche il Movimento 5 Stelle che, però, sottolinea che il cammino verso una legge di completa tutela è ancora lungo. I deputati delle commissioni Giustizia e Lavoro, infatti, pur avendo votato a favore perché consapevoli dell’importanza di uno strumento di legge di questa portata, commentano: “Tanti aspetti andavano potenziati, dai trasporti per raggiungere il luogo di lavoro in mano ai caporali agli alloggi dignitosi, al fine di eliminare la ghettizzazione dei lavoratori. Abbiamo provato a migliorare il provvedimento con delle nostre proposte che sono state tutte bocciate – aggiunge il portavoce 5stelle Massimiliano Bernini durante la dichiarazione finale di voto – Tra queste: rafforzare le ispezioni sui luoghi di lavoro, garantire informazione e supporto ai lavoratori, introdurre un marchio etico per incentivare le aziende ad aderire alla Rete agricola di qualità, l’incrocio domanda e offerta di lavoro tramite i centri per l’impiego pubblici e le liste di prenotazione dei lavoratori, l’interdizione dai fondi Ue della Pac degli imprenditori agricoli condannati ai sensi del nuovo articolo 603 bis del Codice Penale sull’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il nostro impegno contro il caporalato e il lavoro nero in agricoltura continuerà sia in Parlamento che sul territorio. Nel frattempo vigileremo sulla reale portata ed efficacia della norma perché il caporalato è un fenomeno strutturale della filiera produttiva di fronte al quale la politica non può più chiudere gli occhi e che va combattuto con tutti gli strumenti possibili e portare l’Italia fuori dalla ‘Ghetto economy’“.

Le novità del “ddl caporalato”. Previsione fino a sei anni di carcere, che possono diventare otto in caso di violenza o minaccia per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il ddl stabilisce che: “Il reato è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, chiunque recluta manodopera per destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori e chi utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’attività di intermediazione di caporali, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno”. Inoltre, aggressione al patrimonio dei caporali attraverso la confisca dei beni, non solo di quelli degli intermediari illegali ma anche dei datori di lavoro che sono consapevoli, fin dall’origine, dello sfruttamento; un aiuto concreto alle vittime del caporalato, con l’estensione delle provvidenze del fondo anti-tratta; il potenziamento della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità quale strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura. E’ nei campi, infatti, che il fenomeno registra da sempre la sua maggior rilevanza per lo sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nelle raccolte stagionali. Inoltre, è previsto che le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. Il piano sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali, nonché delle organizzazioni di terzo settore da sempre in prima linea nell’attuazione di programmi di protezione per chi denuncia lo sfruttamento del lavoro, con ipotesi di tratta, ex art.13 della L.228/2003.

Anche i sindacati sono entusiasti del risultato raggiunto. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta: “Finalmente una legge buona e giusta che ci aiuterà nella difesa dei lavoratori italiani e stranieri sfruttati da imprenditori privi di scrupoli, da caporali che lucrano sulla loro povertà e sul loro bisogno di lavoro, dalla criminalità organizzata”. In una nota congiunta, la segretaria Cisl, Annamaria Furlan, il segretario generale della Fai-Cisl, Luigi Sbarra e il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza , parlano di “fatto di grande importanza che rappresenta un vero traguardo di civiltà” definendo la nuova legge uno “straordinario passo in avanti”.

Il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo aggiunge come il lavoro nei campi “ora vada tutelato anche per i prodotti importati che arrivano in Italia troppo spesso sottocosto proprio a causa dello sfruttamento, anche minorile”.