Nelle Dolomiti alto-atesine, il 19 agosto, sono crollati circa 700 mila metri cubi di roccia dalla Piccola Croda Rossa (2859 m) nel Parco naturale Braies-Fanes-Senes. Gli esperti indicano che si tratta di un fenomeno naturale dovuto allo scioglimento del permafrost. Il permafrost, o permagelo, è un terreno tipico delle regioni dell’estremo nord Europa dove il suolo è perennemente ghiacciato (convenzionalmente da almeno due anni). E’ presente primariamente nelle regioni artiche, in prossimità dei poli, ma anche in alta montagna (nelle Alpi, ad esempio, a partire da quote di circa 2.600 m, in funzione dell’esposizione). Spaccature nelle rocce erano state osservate nei giorni scorsi, tanto che per precauzione erano stati chiusi diversi sentieri. Il sentiero nr. 3 che collega la malga Stolla alla malga Rossalm è stato sommerso dai detriti, mentre il sentiero nr. 4 che porta da Ponticello alla malga Rossalm forse potrà essere presto riaperto, dice Erwin Steiner, della Protezione civile. “Si tratta di uno dei distacchi più grossi nella zona dolomitica”, secondo il geologo dell’Ufficio provinciale di geologia Claudio Carraro. “E’ sceso l’intero versante della Piccola croda rossa con un fronte di 200 metri e uno spessore di 30 metri. La morfologia della zona è stata modificata”, ha aggiunto. Un pezzo di montagna che se ne va, cara a molti di noi che la guardavano da lontano o che vi si avvicinavano con la funivia.
Fonte Ansa