E’ stata approvata in Senato, dopo il via libera alla Camera a marzo scorso, con 181 sì, 2 no e 16 astenuti la legge anti-spreco alimentare che punta su una logica premiale, sull’incentivo e sulla semplificazione burocratica, piuttosto che sulla penalizzazione, come quella varata in Francia qualche mese fa.

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Da oggi verrà premiato chi non butta il cibo e ci saranno riduzioni sulla tassa sui rifiuti per chi dona le eccedenze alimentari ai bisognosi. Ma non solo. Gli obiettivi della nuova legge anti-sprechi sono molteplici: favorire il recupero e la donazione delle eccedenze a scopo solidale e sociale, destinandole ai poveri e ai bisognosi; cercare di limitare l’impatto negativo sull’ambiente e sulle risorse naturali promuovendo il riuso e il riciclo dei prodotti; contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dello spreco alimentare. Infine si vuole investire energie sull’attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione delle istituzioni e dei consumatori, soprattutto i più giovani.

Era proprio necessaria una legge contro gli sprechi alimentari?  A leggere e ad analizzare i numeri pare proprio di sì, tanto che il problema degli sprechi alimentari è diventato di grande rilevanza nella nostra società. In Europa circa il 50% di cibo sano e commestibile si perde lungo la catena agroalimentare e non arriva al consumatore finale nei supermercati per motivi estetici e commerciali, ad esempio, trasformandosi in rifiuti. Si stima che entro il 2020 la quantità di rifiuti alimentari aumenterà del 40% arrivando a toccare le 126 milioni di tonnellate di cibo sprecato, a meno che non si adottino delle strategie o azioni preventive. Stando ai dati della FAO, inoltre, sono 925 milioni le persone nel mondo a rischio denutrizione e l’aumento della popolazione mondiale richiederà un incremento della produzione alimentare entro i prossimi 35 anni. Un minore spreco di prodotti alimentari non solo produce effetti positivi sull’utilizzo dei terreni e delle risorse, ma ha conseguenze anche sulla salute, sulle abitudini alimentari e sull’economia.

E allora la legge definisce per la prima volta nell’ordinamento italiano i termini di “eccedenza”e “spreco” alimentari, fa maggiore chiarezza tra il termine minimo di conservazione e la data di scadenza, e punta a semplificare le procedure per la donazione, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e della tracciabilità. Per quanto riguarda le definizioni, per “eccedenze alimentari” si intendono tutti i prodotti che, pur mantenendo i requisiti di igiene e sicurezza del prodotto, sono invenduti o non somministrati per carenza di domanda, vengono ritirati dalla vendita perché non conformi ai requisiti aziendali, sono vicini alla data di scadenza, vengono sostituiti da nuovi prodotti in commercio, sono stati danneggiati da eventi meteorologici o non sono idonei alla commercializzazione per alterazioni dell’imballaggio. Per “spreco alimentare”, invece, si intende l’insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per ragioni commerciali o estetiche ovvero per prossimità della data di scadenza, ancora commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano o animale e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati a essere smaltiti.

La legge facilita di molto l’iter burocratico per la donazione gratuita da parte degli esercizi commerciali; non solo le onlus, ma anche gli enti pubblici potranno essere considerati “soggetti donatori“. Si possono poi donare anche i cibi e farmaci con etichette sbagliate, purché le irregolarità non riguardino la data di scadenza del prodotto o l’indicazione di sostanze che provocano allergie e intolleranze. Non sarà richiesta la forma scritta per le donazioni gratuite di cibo, farmaci e altri prodotti e saranno coinvolte nella prevenzione dello spreco anche le mense scolastiche, aziendali e ospedaliere. Inoltre, consente la raccolta dei prodotti agricoli che rimangono in campo e la loro cessione a titolo gratuito, dice in modo chiaro che il pane potrà essere donato nell’arco delle 24 ore dalla produzione e, per ridurre gli sprechi alimentari nel settore della ristorazione, permette ai clienti l’asporto dei propri avanzi con la ‘family bag’.

Inoltre, tra le novità introdotte la riduzione della tassa sui rifiuti: il comune può applicare una riduzione della tassa sui rifiuti (Tari) alle utenze non domestiche (commerciali, produttive, di distribuzione) che a titolo gratuito cedono, direttamente o indirettamente, i beni alimentari in eccedenza alle persone bisognose. La riduzione della tassa sarà proporzionale alla quantità, debitamente certificata, dei beni e dei prodotti oggetto di donazione.

Infine, entro la fine del 2016 saranno stanziati fondi per 2 milioni di euro per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali destina 1 milione di euro l’anno per il prossimo triennio finalizzati a progetti di packaging innovativi e anti-spreco.