Ci sono volute ben due legislature, ma finalmente la Camera ha approvato in via definitiva la riforma delle agenzie ambientali regionali (le Arpa), con 354 voti favorevoli, nessun voto contrario e l’astensione della Lega.
E così, dopo il ddl eco-reati e il collegato ambientale, l’Italia ora può contare finalmente sulla terza importante norma di iniziativa parlamentare a favore dell’ambiente. La legge porta la firma di Ermete Realacci, Presidente della commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, Alessandro Bratti del PD e di Massimo De Rosa del M5S e si pone l’obiettivo di uniformare i controlli ambientali grazie a criteri omogenei, trasparenti ed efficaci su tutto il territorio nazionale e di contrastare in maniera più efficace l’inquinamento rafforzando allo stesso tempo l’applicazione del ddl sugli eco-reati. Quest’ultimo, secondo i dati di Legambiente, si è già rivelato molto utile con l’avvio di oltre mille procedimenti avviati grazie alle nuove figure di reato introdotte.
Vediamo nel dettaglio quali sono le novità introdotte dalla legge. Il cuore della riforma è sicuramente l’istituzione e la disciplina del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, di cui fanno parte l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano per la protezione dell’ambiente. Il Sistema ha l’obiettivo di assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. Il Sistema nazionale ha la funzione di attuare i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA), che rappresentano i livelli qualitativi e quantitativi di attività garantite in modo omogeneo a livello nazionale dal Sistema nazionale medesimo. I LEPTA sono i livelli minimi comuni che ogni agenzia regionale deve offrire e costituiscono una novità molto importante: fino ad ora, standard scientifici non sempre uniformi, tariffari differenti, organizzazione difforme hanno creato forti disparità fra le varie regioni. Per esempio quattro regioni non hanno ancora consegnato il censimento dei luoghi in cui è presente amianto; in Lombardia le analisi ambientali sono a pagamento; in Emilia-Romagna una maxiagenzia va verso un organismo unico che istruisce gli iter di autorizzazione, rilascia le autorizzazioni e contemporaneamente svolge anche i controlli sull’adempimento delle autorizzazioni stesse.
In sintesi, i compiti attribuiti al Sistema nazionale sono i seguenti:
- monitoraggio dello stato dell’ambiente e della sua evoluzione;
- controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento;
- attività di ricerca, di trasmissione ai diversi livelli istituzionali e di diffusione al pubblico dell’informazione ambientale;
- supporto tecnico-scientifico per l’esercizio di funzioni amministrative in materia ambientale;
- attività istruttoria per il rilascio di autorizzazioni e per l’irrogazione di sanzioni, nel rispetto delle competenze degli altri enti previste dalla normativa vigente;
- attività di supporto nell’individuazione, descrizione e quantificazione del danno ambientale.
- organizzazione dei laboratori che si occupano di analisi ambientali in una rete nazionale di laboratori accreditati.
L’ISPRA, invece, svolge funzioni più tecniche e scientifiche, oltre a quelle di indirizzo e coordinamento per rendere omogenee le attività del Sistema nazionale. Tra queste, l’elaborazione di criteri e di standard uniformi per lo svolgimento dell’attività conoscitiva nell’ambito della difesa del suolo e della pianificazione di bacino, il rilevamento, l’aggiornamento e la pubblicazione della carta geologica nazionale, attività di ricerca e controllo nella prevenzione dei rischi geologici, con particolare attenzione al dissesto idrogeologico.
All’ISPRA è anche affidato il compito di provvedere alla realizzazione e gestione del Sistema informativo nazionale ambientale (SINA), cui concorrono i sistemi informativi regionali ambientali (SIRA) gestiti dalle agenzie territorialmente competenti.
Evidenziamo, però, solo una preoccupazione che riguarda due aspetti: il primo relativo alle modalità di attuazione della disciplina, visto che la maggior parte degli articoli rinvia a successivi decreti attuativi, con il rischio di incertezze e ritardi applicativi; il secondo relativo al finanziamento delle Agenzie, le quali, in assenza di risorse adeguate, vedrebbero seriamente compromessa la propria efficacia.