«Sono fanghi tossici quelli che, all’inizio del mese, uno tsunami di acqua mista a detriti metallici ha riversato sull’ecosistema del Rio Doce, in Brasile, dopo l’esplosione di una diga che sorgeva presso una miniera di ferro». È l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a chiarirlo in una nota che smentisce le dichiarazioni della società australiana BHP Billiton, proprietaria (insieme alla brasiliana Vale) della Samarco, l’azienda mineraria colpevole del cataclisma.

Brasile, frana devasta intero villaggio

La massa d’acqua, che ha ucciso 12 persone, ha veicolato 60 milioni di metri cubi di rifiuti minerari, travolgendo gli impianti di depurazione lungo il fiume e lasciando senz’acqua potabile 250 mila abitanti.
Il denso sedimento arancione ha ormai raggiunto l’oceano. Si tratta del più grave disastro ambientale mai provocato in Brasile, che ha sconvolto il mondo dei biologi per la portata dei danni. L’azienda responsabile ha dichiarato che avrebbe provveduto a prendere tutte le misure possibili per fornire assistenza emergenziale alle persone colpite dalla rottura della diga, oltre a prodigarsi per ridurre gli impatti sociali ed economici della catastrofe.

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